Che cos’è il talento?
Partendo dal significato etimologico del termine “Talento”, esso deriva dal greco “Talanton” che significava “bilancia”. Con il passare del tempo la parola assunse un significato diverso, ovvero il “peso” della bilancia o moneta di valore, chiamata anche, moneta talento, dunque:
Talento=Valore
Soltanto dopo la diffusione delle Sacre Scritture, la parola “Talento” assunse un significato diverso, ovvero quello di “dote”, dunque:
Talento=Dote/Dono
Il significato è da attribuire al racconto nel Vangelo di Matteo della parabola dei talenti. Matteo riferisce un racconto di Gesù, secondo cui:
“Tre servi ricevettero dal loro padrone dei talenti, in primo luogo intesi come monete; due di loro trovarono il modo di farli fruttare, tranne il terzo che per paura di perdere il suo unico talento lo sotterrò in una buca. Al ritorno del padrone, i servi intraprendenti furono premiati, mentre il più pavido venne rimproverato come «servo malvagio e fannullone» e gettato nel buio, tra il pianto e lo stridore dei denti” (Parabola di San Mateo – Vangelo).
Qual è il suo significato?
I doni sono dati agli uomini da Dio e bisogna farne buon uso: chi li nasconde e non li esprime mettendoli in condivisione con gli altri verrà punito, chi al contrario se ne prenderà cura, mostrandoli e condividendoli, sarà premiato.
In definitiva il “Talento” è una dote innata, qualcosa che sai fare bene, ti viene naturale e ti piace fare.
Tutti abbiamo dei talenti da esprimere e far brillare, vivendo in allineamento con se stessi. Se allenato e diretto verso uno scopo, una missione, il talento ci porta alla realizzazione.
Il talento è l’immagine unica che ci definisce e con la quale siamo venuti al mondo: è la nostra carta d’identità esistenziale, la nostra tendenza naturale, il perno invisibile attorno al quale tutti noi ruotiamo e sul quale si fondano la nostra realizzazione e la nostra felicità.
Ogni volta che siamo infelici e insoddisfatti è perché stiamo deviando la nostra vera natura e con essa il nostro modo di essere unici.
Nel momento in cui ci allontaniamo dal talento, travolti dai ritmi frenetici della vita, dai pregiudizi e dagli schemi di comportamento, è come se un “demone interno” ci richiamasse all’ordine attraverso segnali di disagio che vanno accolti e interpretati.
Il talento: i falsi miti
Di seguito riporto una serie di affermazioni comuni da sfatare circa il talento:
- “Ci sono talenti di serie A e di serie B” -> Assolutamente NO! Ogni talento è in essere per una ragione importante.
- “Ne abbiamo solo uno” -> Assolutamente NO! In una persona coesistono più talenti, che se uniti insieme in un mix unico possono rivelarsi vincenti.
- “Dobbiamo usarli per forza nel lavoro” -> Assolutamente NO! Possiamo usarli per arricchire la nostra vita, nelle relazioni o negli hobby.
- “Se sono talentuoso non devo fare sforzo” -> Assolutamente NO! Il talento va esercitato e sviluppato per accrescere e migliorare.
- “Se avessi talento sarei ricco/famoso” -> Assolutamente NO! Spesso il talento viene scambiato con un talento artistico, che porta fama, successo e denaro.
- “Dobbiamo realizzarci attraverso di essi” -> Assolutamente NO! Vedremo nel prossimo paragrafo a seguire, quanto sia importante usare il proprio talento in allineamento con la propria vocazione.
Talento e vocazione
Nel modulo 1 (paragrafo 1.5) abbiamo ampliamente parlato della vocazione, la chiamata esistenziale, il sentirsi chiamati a fare qualcosa, il senso del destino, l’intuizione che ci sia un compito da svolgere nella tua vita.
La vocazione ha a che fare con la strada che ha un cuore come ci dice Carlos Castaneda.
“Ogni strada è soltanto una tra un milione di strade possibili. Perciò dovete sempre tenere presente che una via è soltanto una via. Se sentite di non doverla seguire, non siete obbligati a farlo in nessun caso. Ogni via è soltanto una via. Non è un affronto a voi stessi o ad altri abbandonarla, se è questo che vi suggerisce il cuore. Ma la decisione di continuare per quella strada, o di lasciarla, non deve essere provocata dalla paura o dall’ambizione. Vi avverto: osservate ogni strada attentamente e con calma. Provate a percorrerla tutte le volte che lo ritenete necessario. Poi rivolgete una domanda a voi stessi, e soltanto a voi stessi: “Questa strada ha un cuore?” Tutte le strade sono eguali. Non conducono in nessun posto. Ci sono vie che passano attraverso la boscaglia, o sotto la boscaglia. Questa strada ha un cuore? E’ l’unico interrogativo che conta. Se ce l’ha è una buona strada. Se non ce l’ha, è da scartare.” (Autore Carlos Castaneda, Gli Insegnamenti di Don Juan).
Spesso si fa confusione tra vocazione e talento. Quest’ultimo che ci viene dato in dono come dote innata, se non è allineato alla propria vocazione allora ci mette in trappola e ci impedisce di perseguire la nostra chiamata esistenziale.
Quando, al contrario, il talento diventa uno strumento per seguire la propria vocazione, allora il connubio diventa perfetto. La vocazione ed il tuo talento lavorano verso il raggiungimento della tua autorealizzazione e felicità.
Ad esempio se io sono bravo a cantare ed ho un dono speciale nella voce, e tutti intorno mi dicono che sono un talento nel canto, ma io sento dal profondo del cuore che non è questa la mia chiamata, seppur ami cantare, allora non devo lasciarmi “intrappolare” dal mio talento.
Probabilmente potrò esprimere il mio talento nel canto in altro modo, esibendomi la sera in un piano bar o cantando al Karaoke con i mei amici. Userò un altro talento innato per seguire, invece, la mia vocazione, che è quella di fare lo scrittore.
Se, invece, per esempio, la mia vocazione fosse quella di aiutare gli altri, potrei pensare di utilizzare il mio talento nel canto per aiutare gli altri, ad esempio tramite la musicoterapia. Per concludere, dunque, affinché si possa raggiungere l’auto realizzazione non devo mai allontanarmi dalla mia strada del cuore, e potrò scegliere tra i miei talenti quello che mi aiuterà a seguire la mia vocazione.
La sede del talento
Fatto oggetto di studi, di recente il talento è stato ricondotto a una specifica area del cervello, quella limbica, una parte filogeneticamente antica del cervello, preposta tra l’altro alle emozioni e al senso di autoconsapevolezza.
La sede del talento dove si accende la scintilla della creatività, la luce che indica all’uomo lavia da seguire, la via cui sono legati benessere, salute e felicità.
Perché conoscere il proprio talento
Ogni talento, anche il più recondito, serve a migliorarci e a renderci individui più realizzati e soddisfatti. Riconoscere i talenti e farsi guidare verso la loro realizzazione è importante in qualsiasi percorso personale o professionale.
Quando siamo completamente immersi in quello che stiamo facendo, significa che ci sentiamo appagati. L’appagamento è un ulteriore parametro in grado di dirci se stiamo manifestando a pieno i nostri talenti.
In altre parole, è importante conoscere il proprio talento per:
- Uscire da una stasi e prendere una decisione
- Diventare consapevole di come sei fatto
- Scegliere la destinazione della tua vita/Chiarire la tua direzione
- Conoscere le tue aree di miglioramento
- Comprendere il tuo potenziale inespresso
- Scegliere gli studi da intraprendere
- Scegliere un lavoro che sfrutti i tuoi talenti
- Portare maggiore valore nel tuo business
- Capire perché non dai il meglio di te in certi lavori o situazioni
- Cambiare le tue abitudini sperimentando l’uso dei tuoi talenti
- Portare i tuoi doni al mondo ed essere di ispirazione
- Credere in te
- Essere più felice ed allineato
Perché esprimere il talento
Esprimere il proprio talento è importante per la piena realizzazione di sé.
Quando esprimi il tuo talento in allineamento con la tua vocazione, senti che il cuore si espande, senti che tutto avviene con naturalezza, senza sforzo e ogni gesto diventa efficace. Ci sentiamo felici e amati, il tempo perde di significato, la nostra mente è in continuo fermento, in piena creatività, e dunque riusciamo anche a tirar fuori le soluzioni migliori.
Quando manifestiamo il nostro talento tutto attorno a noi cambia forma.
Riusciamo a vedere la bellezza in ogni cosa, anche in quello che la mente considera brutto e negativo.
Infine, in qualunque attività esprimiamo il nostro talento, questa cessa di essere un “lavoro” e diventa puro divertimento.
Improvvisamente e come se si attivasse quel processo chiamato “Legge dell’attrazione” in cui un pensiero positivo mette in moto nell’Universo energie che si adoperano per farti arrivare quello che ti serve.
I principi e i postulati del talento
Il postulato è una proposizione che, senza essere stata preventivamente dimostrata come vera, viene assunta come se lo fosse, al fine di giungere logicamente alla verità di una qualche asserzione.
Ecco di seguito i 5 principi o postulati del talento:
- Il principio della realtà
- Il principio della molteplicità
- Il principio di sviluppo
- Il principio di visibilità
- Il principio di necessità
Il principio della realtà
Ovvero “Il talento non è distribuito equamente tra gli individui”.
Nella stessa parabola dei talenti (nel Vangelo secondo Matteo 25,14-30) si sottolinea come il talento non sia un bene democraticamente distribuito e come a ogni individuo sia richiesto di lavorare “con quello che ha”. A un grande talento corrisponde una grande responsabilità perché non esiste di peggio che mortificare le nostre possibilità.
È importante essere consapevoli del proprio talento ma è altrettanto importante (e spronante) essere in grado di apprezzare in modo equilibrato la qualità e il livello.
Ad esempio avere talento per il canto, non necessariamente significa avere l’estensione vocale di Mina.
Il principio della molteplicità
Ovvero “In ogni individuo coesistono più talenti”.
Non esistono individui con un solo talento, è necessario lavorare e allenare in nostri talenti in modo sinergico per comporre un mix unico e potenziato. Ad esempio saper ascoltare e saper parlare sono due talenti fondamentali per un coach, ma non possono prescindere l’uno dall’altro. Né possono essere distinti dalla capacità di analizzare la realtà o di costruire un metodo.
Il principio di sviluppo
Ovvero “Il talento deve essere allenato”.
Quando si individuano i talenti, è necessario investire energia e tempo nel loro sviluppo. Il talento in fieri è una suggestione che non contribuisce alla nostra realizzazione e che agita davanti ai nostri occhi lo spettro dell’inutilità.
Ad esempio il talento presunto per la cucina non sarà mai “provato sul campo” se per pigrizia o mancanza di tempo sono dipendente dal takeaway.
Il principio di visibilità
Ovvero “Il talento deve essere mostrato”.
L’idea romantica che se possediamo un talento sarà così evidente da non poter essere ignorato è pericolosa e rischia di impegnare molte energia nell’attesa che qualcuno “ci veda”.
Ad esempio se il mio talento è correre molto veloce, nessuno potrà accorgersene se non gareggio in una corsa.
Il principio di necessità
Ovvero “Il talento deve essere la risposta a un bisogno”.
Esercitare i talenti è la via per realizzarsi, ma il talento è un “bene comune” e deve essere messo a disposizione della nostra comunità. Capire come sviluppare i nostri talenti in modo che siano la risposta a un bisogno ci rende membri di una realtà più grande e ci fa sentire in sintonia con l’universo.
Ad esempio divulgare le scoperte scientifiche crea la base per il lavoro di altri scienziati concorrendo allo sviluppo di un concetto più ampio di talento, dall’individuo all’umanità intera.
(Fonte: Accademia della felicità – www.accademiadellafelicita.it)
Bene!!! A questo punto non puoi perderti il prossimo articolo dove parleremo di come scoprire il proprio talento, svilupparlo ed esprimerlo.
Buona lettura!